sabato 30 ottobre 2010

Realismo nonviolento

Un'intervista di Paolo Arena e Marco Graziotti, pubblicata sul quotidiano telematico "Telegrammi della nonviolenza in cammino", n. 357 del 28 ottobre 2010, reperibile al sito http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ una torrenziale risorsa di informazione e riflessione sui temi della nonviolenza. Riporto quel testo con qualche lieve modifica.
Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo. 
LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ALBERTO CACOPARDO

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
- Alberto Cacopardo: Quando avevo quindici-sedici anni, nei tardi anni Sessanta, su influenza della sinistra americana e in rapporto con la mia attenzione verso il buddismo e le altre religioni orientali.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Alberto Cacopardo: La nonviolenza ha i suoi classici, che non c'e' bisogno di ricordare: Thoreau, Gandhi, Capitini, Martin Luther King, e cosi' via. Per il giovane insisterei su "L'obbedienza non e' piu' una virtu'" di don Milani, e gli raccomanderei vivamente "La terra del tramonto" di Ernesto Balducci e "Terra-Patria" di Edgar Morin. Ad altri segnalerei due classici del pacifismo pre-moderno che i nonviolenti non di rado ignorano: la "Querela pacis" di Erasmo da Rotterdam e la "Pace perpetua" di Immanuel Kant.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Alberto Cacopardo: Io apprezzo molto le buone intenzioni di coloro che credono nel lavoro "dal basso", nei training, nella disseminazione di una nuova consapevolezza. Ma non credo che la realizzazione della pace dipenda dai comportamenti individuali. Dipende dalle scelte dei governi: i quali, in questo momento storico, sono spesso, sotto questo profilo, assai peggiori dei popoli che dovrebbero guidare. Credo dunque che il campo in cui piu' ci sarebbe bisogno di un impegno nonviolento e' la rivendicazione di un nuovo ordinamento internazionale che sia autenticamente democratico, pluralista, tollerante e capace di mettere fine alla guerra. Apprezzo molto il lavoro in questo senso di gente come Papisca o Allegretti o Ferrarotti, e vorrei tanto vederlo sostenuto da una riflessione nei movimenti internazionali che giunga ad un punto d'approdo abbastanza limpido e condiviso da essere oggetto di una vasta mobilitazione politica popolare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Alberto Cacopardo: Vedo la nonviolenza come una posizione politica riguardante un punto importantissimo, ma assolutamente specifico: nonviolenza e' l'esclusione programmatica e categorica dell'uso della forza fisica a fini politici, sia nei rapporti fra stati, che nell'azione politica interna.
Non ritengo che sia opportuno concepire invece la nonviolenza come una visione complessiva del mondo, che abbia qualcosa da dire su tutto, dalla disuguaglianza sociale, al rapporto con l'ambiente, alla mafia, alla condizione delle donne e cosi' via.
Ritengo altresi' che non sia utile una definizione di violenza che vada al di la' dell'uso della forza fisica, per esempio sostenere che e' violenza l'uso autoritario del linguaggio, o il disprezzo dell'opinione altrui, o lo sfruttamento del lavoro, o il condizionamento dei media, o la limitazione dei diritti. Tutte queste sono forme di costrizione, di ingiustizia o di rapina, da condannare magari, ma da tenere ben distinte dal ricorso alla forza fisica. Altrimenti il concetto di nonviolenza finisce per coincidere con quello di giustizia, dunque non significa nulla.
Mi sembra particolarmente dannosa la pretesa di associare la nonviolenza ad un pacchetto precostituito di posizioni politiche che debba necessariamente includere, che so, ecologismo e animalismo, femminismo e multiculturalismo, anticapitalismo e socialismo, e via dicendo. Cosi' facendo non si fa che ridurre e restringere arbitrariamente, solo per far valere le proprie opinioni, la vastissima area di consenso che la nonviolenza in senso proprio sarebbe oggi capace di riscuotere. Posso anche condividere tante di quelle opinioni, ma, per me, nonviolenza non significa questo.
Potrei definire la mia visione "realismo nonviolento". La nonviolenza non e' una lontana utopia che richieda chissa' quale improbabile trasformazione delle coscienze. E' al contrario un progetto politico concreto, che ha obiettivi realizzabili e largamente condivisibili.
*- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia? tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse? tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?
- Alberto Cacopardo: Da quanto detto sopra deriva che l'unico rapporto che vedo fra nonviolenza e lotta alla mafia, o lotta allo sfruttamento, o "liberazione dei popoli oppressi" riguarda il metodo con cui queste lotte vanno condotte, ossia la categorica esclusione dell'uso della forza. Quanto agli obiettivi di queste "lotte" (la parola, si capira', non mi entusiasma) non hanno a che fare con la nonviolenza in se'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
- Alberto Cacopardo: L'unico rapporto che vedo fra nonviolenza e femminismo sta nel fatto che le donne, in qualsiasi cultura, sono meno inclini all'uso della forza, dunque naturalmente piu' inclini alla nonviolenza. So bene che non e' affatto estranea alla femminilita' l'eventuale ammirazione per l'uso della forza. Ma vedo malissimo, naturalmente, la stralunata invenzione delle donne soldato.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?
- Alberto Cacopardo: Fra nonviolenza ed ecologismo esiste a mio parere un rapporto, che e' pero' un argomento complesso, sul quale ho scritto in "Covando un nuovo mito" (l'introduzione a "La grana delle cose" di Snyder, Ega, Torino 1987) e sul quale non ho il tempo di ritornare. Rinvio a quel testo, che ritengo ancora sostanzialmente attuale, anche per le risposte ad alcune delle altre domande.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Alberto Cacopardo: La "lotta per il riconoscimento dei diritti umani" e' diventata guerra il 24 marzo del 1999. Dunque ne diffido profondamente. Io credo in un futuro diritto universale, ma le attuali pretese del potere in questa direzione odorano solo di imperialismo politico e culturale. Il problema della tutela giuridica dei diritti fondamentali al di la' delle frontiere si potra' porre soltanto quando esistera' un ordinamento internazionale equo e autenticamente democratico, cosa che e' nei miei sogni, non nella realta' del presente. Fino ad allora, l'esportazione dei diritti e della democrazia rischiera' sempre di essere alibi ai peggiori soprusi. La "lotta al razzismo" e' un'altra questione. Il problema non e' di razza: e' l'etnocentrismo che va superato per sempre, perche' e' una delle radici della guerra.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?
- Alberto Cacopardo: Ovviamente, nella mia concezione il pacifismo, ossia il rifiuto del ricorso alla forza nelle relazioni fra stati, e' un cardine della nonviolenza, anche se non la esaurisce.
*- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo e tra nonviolenza e disarmo?
- Alberto Cacopardo: L'antimilitarismo e' piu' un sentimento che una dottrina. Credo che un progetto politico planetario di superamento dell'era delle guerre avrebbe piu' speranza di essere attuato se concepito non contro le istituzioni militari, ma con il loro coinvolgimento. Lo stesso, come dice Galtung, si puo' dire del disarmo, che naturalmente fa parte dei miei sogni.
*- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica, alla riflessione delle e sulle religioni, alla riflessione sull'educazione, alla riflessione sull'economia, alla riflessione sul diritto e le leggi, alla riflessione sull'etica e sulla bioetica, alla riflessione sulla scienza e la tecnologia, alla riflessione storica e alla pratica storiografica?
- Alberto Cacopardo: La nonviolenza e' un discorso deontologico, di ordine prescrittivo. Le scienze, nella mia concezione, sono un discorso descrittivo. Quanto all'educazione, la nonviolenza andrebbe insegnata a tutti, se si vuole vederla duraturamente realizzata.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?
- Alberto Cacopardo: La percezione dell'unita' dell'umanita' e' per me un elemento essenziale della visione nonviolenta, nella misura in cui riguarda il rapporto fra stati, fra culture, fra civilta'. Per questo rinvio al mio intervento contenuto nel volumetto "Nonviolenza e mondo possibile" curato quest'anno (2010) da Alberto L'Abate.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?
- Alberto Cacopardo: Le mie riflessioni dinanzi alla morte sono tante, ma non hanno nulla a che fare con la nonviolenza. Che dare la morte sia male e' un concetto che non richiede riflessioni.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?
- Alberto Cacopardo: La piu' gloriosa e' certamente l'indipendenza dell'India, nonostante i drammi che porto' con se', di cui ancor oggi si piangono le conseguenze. Poi ovviamente la lotta per i diritti civili dei neri americani. Ma anche la fine della guerra del Vietnam fu dovuta alla forza disarmata della nonviolenza assai piu' che a quella armata dei Vietcong.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di se': quale relazione?
- Alberto Cacopardo: Un'autentica conoscenza di se' e' un'impresa alta e impervia, nella quale ben pochi hanno successo. La nonviolenza e' una cosa molto piu' elementare ed accessibile. Dunque la relazione fra le due cose e' analoga a quella fra la conoscenza di se' e l'intonaco. Se chi fa l'intonaco conosce autenticamente se stesso, sara' meglio per lui e per tutti: ma se questa conoscenza gli manca, non e' detto che l'intonaco ne soffra. Forse occorre essere santi per somigliare a San Francesco o a Gandhi, non per ritenersi nonviolenti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?
- Alberto Cacopardo: Io sono un devoto di Gaia e in merito rinvio a quanto detto a proposito dell'ecologia. Ma questo e' qualcosa che va oltre cio' che io chiamo nonviolenza, che e' cosa piu' semplice e piu' urgente.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?
- Alberto Cacopardo: Qui c'e' una grossa questione di cerchi di appartenenza e orizzonte dell'etica, per la quale rimando al surricordato libretto "Nonviolenza e mondo possibile".
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?
- Alberto Cacopardo: Siamo in cammino verso un grande salto evolutivo che approdera' al tabu' della guerra. Io non ho dubbi che le guerre finiranno per sempre, sta scritto nel nostro futuro. L'unico dubbio, piuttosto angoscioso, e' se accadra' prima o dopo la terza conflagrazione mondiale.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Alberto Cacopardo: La mia persona ha poca rilevanza. Quello che ho scritto e' soprattutto ricerca etno-antropologica. Ai nonviolenti possono interessare particolarmente i due scritti che ho menzionato piu' sopra e il prossimo libro che pubblichero', chiamato "Chi ha inventato la democrazia?". Chi vuole seguire qualcuno dei miei pensieri, puo' consultare il blog che ho iniziato nel settembre 2010. Si chiama "Politics, poetry and peace" e si trova a: http://albertocacopardo.blogspot.com/
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?
- Alberto Cacopardo: A chi proclama che "Non c'è pace senza giustizia", rispondo con parole antiche, quelle di Erasmo da Rotterdam: "Nessuna pace e' talmente iniqua da non essere preferibile alla piu' giusta delle guerre".

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