giovedì 6 settembre 2012

La fragorosa rotta del signor Jens Weidmann e della sua forsennata guerra all’Italia

Draghi conferma oggi la carica a spada tratta che aveva annunciata il due agosto e l’inqualificabile Jens Weidmann conferma la sua sfacciata, arrogantissima caparbietà. Solo per vederla sonoramente sconfitta con un altisonante 21 a 1, il voto nel Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea. Alleluja.
Verrebbe da ricordare un irriverente proverbio veneto: “Co’ la merda la monta in scanno o fa spussa o fa danno”, quando la m… si mette in trono o fa puzza o fa danno. In questo caso, dopo aver fatto da lungo tempo un danno immenso all’Italia e a tutta Europa, è ridotta finalmente a fare soltanto fetore.
Ma, lasciando da parte le gnomiche amenità dei veneti, che cosa diavolo sta succedendo nei compassati salotti delle banche centrali?
Com’è possibile che sia successo quello che tutti credevano impossibile? Il Consiglio Bce ha votato a maggioranza ed ha votato contro la Bundesbank.
Come abbiamo da tempo sostenuto in questo blog, dietro la facciata dei comunicati indecifrabili e dei diplomatici scambi di cortesie, quel che è in atto da tempo nei cieli della finanza globale è uno scontro fra due armate di titani. Questo blog non fa parte né dell’una né dell’altra, ma, come un libertario costretto a scegliere fra un Martini e un Lefèbvre, sceglie decisamente uno dei due.
Fuor di metafora, quello che è in atto è uno scontro tutto interno al paradigma neoliberista. Da una parte quelli che, come Draghi, Monti o Benoit Coeuré hanno sempre plaudito al ruolo taumaturgico dei mercati finanziari nel costringere gli stati a stare in riga, ma adesso hanno deciso che la corda è stata tirata al punto giusto e ora si tratta di salvare l’euro. Dall’altra quelli che, come Jens Weidmann, buona parte dell’establishment tedesco e una parte di quello americano, mirano da sempre a fracassare la moneta unica e liberare il regno di Sigfrido dai porci che gl’ingombrano il cammino.
Quello di questi ultimi è un neoliberismo ferocemente estremista quanto lo era il neoautoritarismo di Berlusconi. E come quello, non si perita di smitragliare a tutto spiano menzogne spudorate pur di far valere i suoi propositi.
Oggi Weidmann dichiara per esempio che il piano annunciato da Draghi “è in pratica un finanziamento ai paesi stampando banconote”. E’ una menzogna conclamata: comprando titoli di stato già in circolazione non si prestano soldi agli stati, che restano completamente estranei alla transazione; e non è affatto detto che si stampi moneta: dall’annuncio di Draghi non risulta affatto che le operazioni non possano, se necessario, essere “sterilizzate” con transazioni di segno contrario, anche se allo stato attuale delle cose, questo sarebbe del tutto innecessario.
Weidmann ha la faccia tosta di dichiarare che la politica monetaria “rischia di essere assoggettata a politiche di bilancio”, quando è sotto gli occhi di tutti che quel che avviene da tempo è l’esatto contrario: sono le politiche fiscali che, in barba a qualsiasi concetto di democrazia, sono da tempo assoggettate a politiche monetarie decise senza alcun mandato popolare; che cosa fu sennò la famosa lettera Bce dell’agosto scorso? E cosa è sennò l’annuncio odierno di Draghi che le operazioni saranno sospese se i governi non faranno i loro “compiti”?
Le menzogne di Weidmann sono talmente flagranti che non meriterebbero commento se non fosse che in tanti ci credono, se non altro perché non le capiscono.
Ciò che consola è soltanto constatare che questo paladino della guerra all’Italia è destinato a mangiare la polvere.
Intanto constatiamo altresì che c’è chi tenta ancora, contro qualsiasi evidenza, di occultare lea realtà di questa guerra. Wolfgang Schaueble avrà le sue ragioni, ma fa a gara di menzogne col marrano quando dichiara, in un giorno come questo, di non vedere “alcun conflitto tra il presidente della Bce Mario Draghi e il presidente di Bundesbank Jens Weidmann”.
Sara cieco? Forse è solo un politico, se aggiunge: “E se anche lo vedessi, non farei alcun commento”.


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